Interviste

La nuova corsa alla Luna, tra aziende private e complottisti: intervista ad Adrian Fartade

di Mirco Romanato

L’esplorazione dello spazio, sin dai primi lanci di satelliti negli anni Cinquanta, ha sempre affascinato e suscitato entusiasmo. L’argomento è tornato prepotentemente al centro del dibattito pubblico dal 2017 grazie al programma Artemis, con cui la Nasa ha promesso di rimettere piede sulla Luna entro pochi anni (solo qualche giorno fa, le stime sono state ricalibrate dal 2026 alla metà del 2027). Rispetto al primo allunaggio, il panorama è cambiato. Sulla scena sono arrivati nuovi Paesi e, inoltre, sono entrati in gioco attori privati come la SpaceX di Elon Musk, che si è ritagliata un ruolo di primo piano grazie a importanti collaborazioni con la Nasa. Due mesi fa, il 13 ottobre 2024, l’azienda è stata protagonista di un momento storico: si è svolta la prova di lancio del razzo Starship e il primo stadio del veicolo ha fatto ritorno sulla Terra in modo controllato, pronto il riutilizzo. Queste nuove conquiste tecnologiche creano aspettative e, in alcuni casi, riportano in auge alcune teorie del complotto. Tra chi segue con attenzione questi eventi c’è Adrian Fartade, storico dell’astronomia e noto divulgatore scientifico.

Fartade, appena dopo la discesa perfetta del primo stadio, preso letteralmente al volo dalle “tenaglie” della torretta, ha esclamato: “In questo momento, tutti i film di Fantascienza sono appena diventati preistoria”

Sì, certo. Era un commento a caldo: è noto che le cose che abbiamo visto nei film di fantascienza sono il nostro sguardo verso il futuro, ma molte cose che avevamo immaginato come “il futuro” sono diventate “il passato” nel momento in cui qualcosa come Starship ha iniziato a funzionare davvero. Quando guarderemo film con razzi che non sono riutilizzabili proveremo la stessa sensazione degli uomini degli inizi del ‘900, che guardavano i film con le mongolfiere mentre iniziavano a volare gli aerei.

Un rapido progresso tecnologico, insomma, che sa essere sorprendente.

Non solo: un aspetto che viene spesso sottovalutato è anche l’organizzazione. Per un progetto come Starship non è importante solo la resistenza del razzo, ma anche come mettere insieme migliaia di persone, ognuna con competenze diverse, organizzandole in modo che le loro idee possano portare a un progetto funzionante. Puoi avere 3000 menti brillanti ma, se non le gestisci bene, potresti non ottenere nulla. Non basta il talento: è fondamentale anche la gestione interna e delle risorse umane. In Italia spesso sottovalutiamo chi si occupa di gestione di sistemi complessi, ma queste figure sono essenziali per evitare che un gruppo di persone geniali non riesca nemmeno a ordinare una pizza la sera!

Per quanto riguarda le missioni, qual è l’obiettivo più realistico sul lungo termine?

L’obiettivo principale è, nel tempo, di estendere la presenza della vita umana – e non solo – in altri luoghi oltre alla Terra: sulla Luna, in orbita intorno alla Terra, su Marte, sulle lune di Giove e di Saturno, praticamente su tutto il sistema solare. Quando parliamo di piani sul lungo termine ci sembrano irrealistici, perché sostanzialmente lo sono. Non possiamo avere idea di come sarà il mondo tra 10 anni, figuriamoci tra 100 anni. Quello che stiamo facendo ora non è costruire il futuro, ma è costruire gli strumenti che serviranno alle nuove generazioni per plasmare il futuro che loro sogneranno. Come cambierà Marte quando le persone saranno su Marte non lo decidiamo noi oggi, ma lo decideranno quelle persone lì: sarà loro compito, eventualmente, trasformare Marte nel mondo che loro vorranno vivere. Mi immagino un futuro con basi umane su Venere, su Mercurio, sui posti più assurdi, e questo potrebbe non sembrare impossibile.

Oltre a SpaceX di Elon Musk, ci sono altre aziende che provano a inserirsi nella corsa allo spazio. Anche Boeing sta investendo, talvolta con alterne fortune. Lei crede che si aprirà un nuovo mercato?

Quando sono state inventate le prime automobili, nessuno sapeva cosa sarebbe successo con quella tecnologia. L’importante non era il numero di aziende in competizione, ma che l’idea dell’auto entrasse nell’immaginario collettivo. Raggiunto quell’obiettivo, più aziende hanno iniziato a competere in quel settore. SpaceX, con i razzi riutilizzabili, ha cambiato il modo in cui le persone si immaginano i razzi, e ha aperto le porte a nuove possibilità. Fino ad ora abbiamo visto competere aziende “tradizionali”, ma ci sono anche aziende emergenti che stanno lavorando a qualcosa di ancora più innovativo dei razzi riutilizzabili. SpaceX non rappresenta il massimo di quello che vedremo tra qualche anno: appena un’azienda scopre qualcosa di rivoluzionario, inizia a dominare il mercato, ma alla fine arrivano sempre nuovi concorrenti a ritagliarsi il loro spazio. Fino a quando il mercato non sarà monopolizzato da una sola azienda, credo che ci saranno sempre nuove realtà pronte a fare sempre meglio. SpaceX è stata fondata nel 2002 da sei persone, quando naturalmente già esistevano floride aziende spaziali. Ora là fuori ci saranno dei bambini che, un giorno, fonderanno un’azienda con progetti ancora più innovativi e performanti. In futuro SpaceX verrà vista da loro come un dinosauro. Inoltre, c’è da dire che non tutti hanno bisogno di Starship: ci sono necessità molto diverse, da mezzi per trasportare tonnellate di materiale a quelli che richiedono altissima precisione. C’è spazio per tante applicazioni e di conseguenza serviranno aziende diverse per realizzarle.

Quando dei lanci falliscono, ci sono persone che dicono: “Se falliscono, non possiamo essere andati sulla Luna più di 50 anni fa”. Come affrontare un discorso con queste persone?

Quando si incontra un negazionista, la prima cosa da tenere a mente è: non rispondete subito. Fate una pausa. La prima risposta che vi verrebbe in mente, nella maggior parte dei casi, non è la più efficace. Questo accade perché si tende a rispondere d’impulso reagendo emotivamente a un’affermazione palesemente assurda. A questo punto, il mio consiglio varia a seconda del grado di interesse che avete per l’interlocutore. Se è un parente o qualcuno a cui tenete, dedicate loro tempo. Offritegli un caffè o una pizza, portatelo in un contesto divertente, in cui possa socializzare e parlare di scienza. La maggior parte dei complotti hanno successo perché sono spiegazioni semplici e coinvolgenti, con trame molto avvincenti. Per lo sbarco sulla Luna, pensate a un regista che filma tutto di nascosto, negli anni ’60: è una storia molto più accattivante di una spiegazione tecnica, complessa e noiosa. Bisogna far capire a queste persone che anche la scienza può essere una cosa divertente. Soprattutto a eventi di divulgazione e interattivi come quelli organizzati anche dal CICAP. Ad esempio, pensate di portarlo a un laboratorio di ottica, mostrandogli come si comporta la luce in vari scenari. Potrà imparare alcune cose in più sugli specchi, sulla riflessione e sulla rifrazione che probabilmente non aveva mai avuto modo di apprendere prima. A quel punto, potrà accorgersi da sola che le cose in cui ha creduto sono senza alcun fondamento: la prossima volta che sentirà qualche complottista parlare di “ombre strane” nei video dello sbarco sulla Luna, si ricorderà dell’esperienza che ha fatto e sarà il primo a contraddire le affermazioni false, basate su una teoria complottista. 

E se non abbiamo il tempo o voglia di passare del tempo questa persona?

In questo caso il mio consiglio è non arrabbiarsi mai. Chi crede in queste teorie, spesso, dà risposte brevi e spiazzanti con l’obiettivo ultimo di mettere in scacco l’interlocutore, magari in un contesto pubblico. In questi casi, credo non valga la pena spendere energie: se si dà una risposta argomentata di un quarto d’ora a una breve “presa per i fondelli” si rischia quasi di essere fuori luogo. Un ultimo consiglio, sempre valido: mai farsi derubare del senso di umanità, di gentilezza e umiltà. Spesso, sui social, si diventa acidi e cinici a scapito dell’empatia. È fondamentale mantenere il senso di meraviglia e speranza negli esseri umani e in quello che possiamo fare. Più si risponde male ai complottisti, più si erode il nostro senso di empatia. Quindi siate sempre gentili, per fare un favore in primis a voi stessi e poi anche agli altri.